Venticinque minuti di passione, di balli, di arte e soprattutto di colori. La cerimonia di apertura dei Mondiali di Calcio 2014 è stata questo e molto altro ancora. Difficile raccontare con le parole quello che abbiamo potuto vedere in televisione e che ci ha permesso di avvicinarci solo per un po’ alla cultura e alle tradizioni brasiliane. Il Brasile è la nazione del Samba e della Capoeira, un’antica arte marziana, ma è anche il Paese del sorriso, dell’amore, del sole che rinvigorisce lo spirito e il cuore di questo popolo.
Come ha dimostrato la cerimonia, cha ha dato il via alla ventesima edizione dei Mondiali di calcio e che si è svolta a San Paolo nello Stadio Itaquerao, il quale, per l’occasione, si è trasformato in un concentrato di allegria e di colori. In particolare, si è reso omaggio al mare, ai fiumi e alle foreste, dove ancora vivono le antiche tribù di nativi. Poi, natura e uomo (più di 600 figuranti) sono entrati simbolicamente in simbiosi in un confronto dialettico senza precedenti.
Al centro del campo una grande sfera illuminata a led, dalla quale è uscita Claudia Leitte, seguita dal rapper Pitbull e da Jennifer Lopez. I tre artisti, vestiti con i colori della bandiera brasiliana, hanno cantato “We are one”, l’inno ufficiale del Mondiale. Il calcio, importato nel 1800, è con la musica l’anima del Brasile, un Paese che, nonostante le molteplici difficoltà affrontate nel corso dei secoli, ha avuto la forza di rialzarsi forse proprio grazie a quella gioia e quella fierezza che abbiamo visto questa sera a San Paolo, quando i tifosi brasiliani hanno cantato a cappella il loro meraviglioso Inno, incitando i calciatori verde e oro a battere la Croazia. Mentre poche ore prima la protesta infuriava nelle piazze. Un’altra contraddizione, forse l’ennesima di questa Nazione. Al calcio, dunque, la missione di placare gli animi…
Maria Ianniciello