Oggi 14 Novembre, come tutti gli anni, ricorre la Giornata Mondiale del Diabete (brevemente GMD), giornata che corrisponde alla data di nascita di Frederick Banting, co-scopritore dell’insulina con Charles Best nel 1922 e che è stata istituita nel lontano 1991 ad opera della federazione internazionale del diabete (IDF) e dall’ Organizzazione Mondiale della Sanità per cercare, attraverso azioni di sensibilizzazione, informazione e prevenzione, di dare una risposta concreta alla crescente minaccia alla salute posta dal diabete.
Ed è in questa giornata che anche io, in veste di Nutrizionista, mi sento in dovere di dare un contributo che, seppur piccolo, vuole porsi nell’ottica generale di una corretta informazione, perché la patologia del diabete può essere prevenuta attraverso semplici azioni e piccoli gesti, che mantengono la loro fondamentale e doverosa importanza anche quando purtroppo la patologia è manifesta.
Stando agli ultimi dati Istat (2016) il Diabete in Italia negli ultimi anni è aumentato, in maniera parallela all’aumento del tasso di sovrappeso e obesità e della sempre più massiccia sedentarietà che caratterizza in generale lo stile di vita degli Italiani. La Campania,come sempre, non è tra le regioni migliori, posizionandosi solo seconda nella classifica delle regioni con la più alta percentuale di diabetici. Rimanere ancora impassibili di fronte a questa evidenza dei fatti, vista la gravità della malattia, non è più ammissibile: occorre informare, informarsi e capire quale sia la giusta strada della prevenzione.
Che cos’è il Diabete?
Il diabete è una malattia metabolica causata dall’assenza o dall’alterata funzionalità dell’insulina, l’ormone pancreatico che controlla e regola i livelli di zuccheri (glucosio) nel sangue (glicemia). L’insulina è prodotta -da parte delle cellule beta del pancreas- in risposta ad un aumento dei livelli plasmatici di glucosio (così come si verifica ad esempio in seguito ad un pasto) e in condizioni fisiologiche agisce riducendo tale concentrazione, per riportare la glicemia ai valori di riposo (60-100 mg/dl).
In che modo l’insulina abbassa la concentrazione di zuccheri nel sangue? In parte facendo immagazzinare il glucosio, come scorta,a livello epatico (glicogeno), e in parte facendolo utilizzare per scopi energetici da vari tessuti (es. muscoli).
Nei pazienti diabetici questo meccanismo di regolazione viene meno o perché il pancreas (per difetti genetici) non produce insulina a sufficienza o perché fegato e tessuti non sono in grado di rispondere ai comandi dell’ormone (insulino-resistenza): in entrambi i casi il glucosio si accumula nel sangue facendone registrare livelli più alti del normale.
Da un punto di vista clinico-diagnostico si parla di diabete quando i livelli ematici di glucosio, misurati a digiuno e dopo OGTT (test di tolleranza al glucosio) superano la soglia di 126 mg/dl a digiuno, e 200mg/dl dopo OGTT.
Il Diabete è una malattia sistemica che coinvolge ogni organo del nostro corpo e nel tempo porta allo sviluppo di complicanze croniche tra cui: alterazioni neurologiche, disturbi della retina, complicanze renali, alterazioni della circolazione periferica con rischio di ischemia a livello dei piedi e aterosclerosi. La progressione del diabete è dunque lenta e graduale e se non curata riduce di molto le aspettative di vita.
Il diabete si manifesta in varie forme: Diabete di tipo 1: anche detto giovanile, è dovuto a carenza di insulina a causa della distruzione (su base autoimmunitaria) delle cellule beta del pancreas. È definito insulino-dipendente in quanto in questo tipo di diabete la vita del paziente dipende dalla somministrazione farmacologicadi insulina. Diabete gestazionale: così chiamato perché può insorgere in alcune donne durante la gravidanza: la placenta infatti produce zuccheri determinando un aumento della glicemia che se non adeguatamente bilanciato dall’insulina può portare alla manifestazione del diabete, che generalmente però si risolve subito dopo il parto. La forma più diffusa è il diabete mellito di tipo II, dovuto ad una condizione di resistenza che le cellule sviluppano nei confronti dell’insulina (si parla in termini tecnici di insulino-resistenza); in altre parole, anche se l’insulina inizialmente viene prodotta a livelli normali, le cellule (per lo più muscolari ed epatiche) non rispondono in maniera adeguata ai suoi comandi. Nel tempo questa resistenza comporta una progressiva riduzione della produzione di insulina per distruzione spontanea delle cellule del pancreas.
Ma perché le cellule sviluppano resistenza all’insulina? Qui entrano in gioco i fattori ambientali: obesità, iperalimentazione, inattività, invecchiamento determinano tutti un aumento in circolo dei livelli di acidi grassi che portano allo sviluppo dell’insulino-resistenza a livello dei tessuti bersaglio dell’ormonee quindi al diabete. È chiaro allora che agendo su questi fattori è possibile sia prevenire l’insorgenza della patologia (anche nei casi in cui c’è una predisposizione genetica), sia curarla.
Come è possibile riconoscere la presenza di diabete?
I segni di allarme più comuni sono in genere: sete eccessiva, minzione frequente, perdita di peso eccessiva, stanchezza.
Tuttavia nella maggior parte dei casi il diabete di tipo II può essere presente e non dar segno di sé. Per questo occorre fare periodici controlli della glicemia, soprattutto se si hanno fattori di rischio.
Tra questi vi sono: familiarità, sovrappeso, alimentazione scorretta e vita sedentaria; ma anche ipertensione arteriosa, dislipidemie, età avanzata!
Nel caso del diabete di tipo 1 purtroppo non è possibile né prevederlo né prevenirlo ma solo agire attraverso una tempestivaazione farmacologica (sotto stretto controllo medico);diversamente nel diabete di tipo II (e in parte anche quelle gestazionale) non solo la prevenzione è possibile, ma anche estremamente semplice: basta seguire uno stile di vita sano! È stato dimostrato che un’alimentazione sana e una regolare attività fisica permettono di ridurre del 58-60% il rischio di diabete per quelle persone che sono considerate predisposte allo sviluppo della malattia. Per questo chiunque abbia anche solo uno dei fattori di rischio appena citati, deve considerare la prevenzione del diabete una questione di priorità assoluta!
Il trattamento farmacologico nei casi di diabete è sicuramente la soluzione più sbrigativa e quella più comunemente adottata, ma èbene sapere che non è la sola: la giusta combinazione di alimentazione e attività Fisica si è dimostrata essere la cura più efficace per il Diabete, più potente di qualsiasi cura farmacologica.
Con l’alimentazione è possibile: gestire al meglio la glicemia, evitando sia i picchi che i cali glicemici; raggiungere e mantenere il peso corporeo desiderabile; mantenere un idoneo stato nutrizionale; incidere sui comuni fattori di rischio per prevenire o ritardare le complicanze; raggiungere e/o mantenere uno stato di benessere non solo fisico ma anche psichico per cui la dieta deve essere personalizzata tenendo conto delle abitudini alimentari del soggetto e della famiglia così come delle sue esigenze di vita di relazione.
Con l’attività fisica si agisce direttamente sulla causa del problema, e cioè l’insulino-resistenza: studi scientifici hanno dimostrato infatti che l’attività fisica a qualsiasi livello migliora la sensibilità delle cellule all’insulina.
E allora il messaggio fondamentale che in questa giornata voglio lasciarvi è questo: se siete a rischio di diabete non perdete altrotempo: ancor prima che la situazione peggiori e diventi inevitabile la supplementazione farmacologica, iniziate con la giusta alimentazione e con un po’ di sana e costante attività motoria, vedrete che benefici per la vostra salute!
Attenzione però: l’alimentazione rappresenta sì un’arma per la prevenzione e cura del Diabete, ma solo se adeguatamente e accuratamente valutata! In termini di nutrizione sicuramente il supporto di una guida (sia esso un medico, un nutrizionista, un dietista…) risulta necessario per garantire un’alimentazione consona e migliorativa del problema.
Affidatevi quindi alle competenze dei professionisti della salute e rimanete sempre informati e aggiornati sul problema: solo se si conosce, si può comprendere realmente l’importanza della prevenzione, e questo vale non solo per il Diabete!
CURIOSITA’:
La parola mellito significa letteralmente “urine dolci”. Nel diabete l’iperglicemia determina un aumento dell’eliminazione del glucosio con le urine, da qui quindi l’appellativo di diabete“mellito”.
Esiste la o una dieta per il diabete? Vi suonerà strano ma la risposta è NO! Le indicazioni dietetiche generali per il diabetico non differiscono sostanzialmente da quelle consigliate in tutta la popolazione per la prevenzione di importanti patologie. In altre parole anche nel diabete valgono le linee guida generali per una corretta alimentazione.
La dieta del diabetico dovrebbe contenere lo stesso numero di calorie che un normale individuo richiederebbe nelle stesse condizioni: per i normopeso non sono necessarie variazioni dell’introito calorico; mentre, per chi è in sovrappeso è importantissimo raggiungere e mantenere per lungo tempo il peso desiderabile. Dott.ssa Angela Pugliese, biologa nutrizionista