Michele Tranquilli è un ragazzo simpatico e pieno di vita che a sedici anni fremeva tra i banchi di scuola e decise di compiere il primo di una serie di viaggi in Africa come volontario, «perché – ci racconta – non volevo tanto cambiare il mondo quanto me stesso». E l’Africa ti cambia, limando le tue incertezze e rafforzando i veri valori. Oggi molte cose sono cambiate per Michele, che con una laurea in Scienze internazionali e diplomatiche e tanti sogni ancora nel cassetto continua a viaggiare. Di volontari se ne vedono tanti, ma Michele Tranquilli ha fatto di più. Ha creato YouAid e il frutto di questa esperienza è stata raccolta in un libro che uscirà per Feltrinelli, a marzo 2017, e che s’intitola Una buona idea. «Questo lavoro nasce dall’esigenza forte di mettere nero su bianco gli eventi e le storie che ho vissuto in Tanzania operando come volontario – ci dice -. Stavo vivendo esperienze davvero potenti che mi stavano cambiando la vita e a un certo punto erano così tante che credevo che sarei scoppiato se non le avessi condivise, perciò ho cominciato a scrivere –continua -. La prima stesura era un magma che ribolliva, senza un inizio e una fine precisi. Poi ho incontrato Silvia Meucci, fondatrice della Meucci Agency, e lei ha creduto in me e nella storia che avevo da raccontare come del resto ha fatto poi la Feltrinelli».
Dopo due anni di esperienze altalenanti nel mondo della cooperazione a Michele Tranquilli accade una cosa inaspettata: «Sono capitato in un villaggio, assieme ad altri volontari, ed è nato per caso un nuovo modello di cooperazione dal basso, più semplice e diretto. Era la rete solidale YouAid. Il libro ripercorre a gran velocità tutti i progetti e i momenti fondamentali della storia», ci racconta Michele che nel corso degli anni ha incontrato persone e affrontato situazioni anche spiacevoli: «Le più dolorose, quelle che non se ne vanno mai, sono quelle degli amici che non ci sono più, in Italia così come in Tanzania. Il grande Makongwa, il nostro falegname, o meglio Big Mak, come lo chiamavamo, era un punto fondamentale per il nostro lavoro. Quando ci ha lasciato, è rimasto un buco enorme», dice. Tante sono pure le vicende piacevoli, soprattutto quando è nata l’idea della rete solidale: «Ricordo il giorno in cui, con il capo villaggio, abbozzammo lo schizzo della scuola per i bambini su un foglio con un pastello azzurro. Sembrava un sogno, invece pian piano quella scuola è spuntata dal terreno, settimana dopo settimana, e dopo qualche mese era più reale che mai. Io avevo vent’anni, mi ritrovavo in un cantiere in mezzo all’Africa a costruire una scuola per cento bambini. Non avevo pianificato niente di tutto ciò, è successo tutto per caso. La sera quando mi stendevo sulla branda non potevo credere a quanto stesse accadendo. Ecco perché dovevo raccontare». Poi il sogno si è realizzato e l’edificio scolastico è stato ultimato. «Mi chiedevo quali fattori avessero contribuito a rendere possibile quel miracolo: gli abitanti del villaggio, cioè le mamme e i papà dei bambini, avevano prodotto i mattoni con le loro mani; noi volontari sul campo avevamo lanciato il messaggio di sostegno e invitato i nostri amici a casa a organizzare eventi di raccolta fondi; molte persone in Italia avevano fatto loro questa richiesta e si erano date da fare rimboccandosi le mani. Tutto questo aveva reso possibile quella scuola ma non solo; anche il fatto di non essere stati noi a proporre un’idea, ma aver ascoltato attentamente gli abitanti del villaggio e i loro bisogni, lavorando con loro spalla a spalla», ci dice continuando: «Guardando quella scuola in mezzo ai campi di banane, con i bambini in classe, ci siamo chiesti: possiamo replicare questo modello? Possiamo ripetere l’esperienza con la stessa modalità e continuare a fare azioni di cooperazione dal basso? Possiamo mettere in rete tutte le persone di buona volontà che ci sostengono?».
Michele Tranquilli è un vulcano in piena: «Dopo qualche anno, abbiamo capito che alla base dei progetti intrapresi in Africa, c’è una formula, che recita così: una Buona Idea per la Condivisione delle Risorse per la Buona volontà, porta a un Risultato Concreto. Questa formula non appartiene a YouAid, è universale. Noi la abbiamo sperimentata e abbiamo scoperto che funziona. Ora questo messaggio deve passare ai giovani, ai diciottenni di oggi. A tutti quelli che pensano di non poter essere influenti, di non poter fare la differenza. A tutti quelli che vedono il loro mondo non andare come vorrebbero ma non sanno cosa fare». E Michele Tranquilli ai ragazzi dice: «L'”Africa” in questo momento è fuori dalla nostra porta, in Italia, nelle nostre strade, nei nostri quartieri. Il mondo da cambiare lo vediamo con i nostri occhi tutti i giorni. E sono i giovani che lo cambieranno. Così come il mondo lo hanno sempre cambiato i ventenni. Bisogna solo rimboccarsi le maniche e credere che sia possibile. Se ci si crede con passione, si possono spostare le montagne a cazzotti».