Marco Zanini, con il suo taglio, veste Rochas di estro e classicismo. No, non è una contrapposizione di termini. Piuttosto si tratta di un lavoro esemplare che ha permesso al designer italiano di portare Rochas a dei livelli elevati, soprattutto nei volumi di vendita. E la collezione presentata in questi giorni a Parigi testimonia come due ispirazioni creative – apparentemente agli antipodi – possano convivere nelle forme, nei colori, nel rincorrersi degli stili. Ecco allora la sua definizione più appropriata: un designer eccentrico che ama il classico. La palette spazia così da toni più polverosi fino alle cromie più autunnali, combinando capi di elevata classe a delle versioni più ricercate, tessuti e silhouette distanti si incontrano per dare vita a una collezione che attinge sia da capi comuni, sia da pezzi unici nel loro genere. Ma veniamo adesso a un’altra sfilata esemplare che ha proposto nuove tonalità e forme “costruite” secondo schemi architettonici. Mugler ha presentato una collezione che sorvola il cielo, ovvero abiti dedicati a viaggi in aereo. Quelli interpretati dalle figure come le hostess, ispirazione tratta dal Creative Director Nicola Formichetti, in omaggio probabilmente alla madre, un tempo assistente di volo. Si parte dal concetto Sixties ma i riferimenti spaziano nelle epoche e ci portano ora indietro negli Anni 50 ora con un balzo in avanti negli Anni 90. Il richiamo al futurismo c’è ma soprattutto si scorge l’eco delle costruzioni di Oscar Niemeyer, l’architetto brasiliano scomparso lo scorso 5 dicembre.
I richiami architettonici sono visibili nella silhouette curvilinea che sembra costruita attorno a “materiali” spessi, quasi metallici, compatti, forti come gli edifici. Gareth Puck torna invece prepotentemente in tutto il suo splendore tenebroso. Un ossimoro che descrive il lavoro che da sempre contraddistingue la griffe, con la sua linearità, il suo stile grafico, l’alternarsi della luce con la notte, tradotto in quel contrasto di bianco e nero che crea geometrie nette, stacchi di tagli decisi. C’è qualcosa di vittoriano in questi abiti, sia nelle loro linee sia nell’effetto che producono, nelle sensazioni che trasmettono, e nella novità di quel profondo blue mai visto in nessuna collezione della maison. «Soddisfatto di questo incredibile lavoro», commenta a fine show il designer che sottolinea anche la concezione di una donna indipendente dall’uomo, quasi come una creatura che proviene da una tribù lontana, un po’ gotica, forse romantica, sicuramente nuova per l’universo di Pugh. Esaltante anche la prova di Dries Van Noten un omaggio a “Fred and Ginger” ovvero Fred Astaire a Ginger Rogers, la coppia iconica di ballerini che calcò le scene cinematografiche dagli Anni 30 fino agli inizi degli Anni 50. I largi cappotti abbinati a pantaloni in flanella, sciarpe in lana colorata persino qualche gonna con le frange abbinata ai più moderni leggings. Una giornata densa di storia, arte, cinema. Parigi sta dando prova di un’elevata concentrazione culturale in formato abito. Aspettiamo le prossime giornate…