Shampoo, ecco come sceglierlo

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L’esigenza di detergere i capelli risale all’antichità, Plinio il Vecchio nel suo Naturalis Historia narra come i Romani conoscessero ed utilizzassero il “sapo Gallorum”, il sapone inventato dai Galli. Questa era sostanza preparata con il sego, un grasso ottenuto da bovini ed ovini, e con le ceneri di faggio; ne esistevano di due tipi, duro e liquido, ed entrambi erano molto utilizzati in quanto donavano una colorazione rossastra ai capelli. Come poi non ricordare il “sapon di seta” usato nel Rinascimento, ottenuto dal liquido di scarto della cardatura della seta, che vantava una spiccata azione protettiva grazie al suo alto contenuto in proteine. Ma è solo negli anni trenta che iniziò ad essere commercializzato il primo prodotto liquido dedicato alla detersione esclusiva dei capelli, lo shampoo, che andò così a sostituire i panetti solidi di sapone fino ad allora utilizzati, il cui utilizzo oltre, a causare un antiestetico effetto opacizzante causato dalla precipitazione di sali insolubili che si depositavano sulla superficie del capello, era anche causa di scarsa detersione.

Con l’evolversi delle tecniche di formulazione si è arrivati oggi a quello che è il moderno shampoo, questo tipo di prodotto appartiene alla categoria dei prodotti a risciacquo, anche detti rinse off, e svolge quella che è una delle funzioni primarie di un cosmetico, ovvero la detersione, nella sua formulazione infatti sono presenti sostanze ad azione detergente. Per poter scegliere consapevolmente uno shampoo è di fondamentale importanza conoscere almeno in parte i suoi componenti e le loro funzioni. Tutto sommato la formulazione di uno shampoo è abbastanza semplice, essa infatti prevede alcuni fondamentali ingredienti quali, un tensioattivo primario, un tensioattivo secondario, un agente viscosizzante, uno stabilizzante della schiuma, un regolatore del pH, un sistema conservante, una fragranza e sostanze funzionali. Il tensioattivo primario è sicuramente alla base nella formulazione di uno shampoo, esso infatti assolve alla funzione di detersione; di solito, salvo alcune eccezioni, sul mercato si trovano shampoo contenenti tensioattivi anionici, che sono tra i tensioattivi più irritanti, andrebbero invece preferite formulazioni contenenti tensioattivi anfoteri o non ionici, come quelli presenti nelle formulazioni degli shampoo per bambini (tensioattivi anfoteri come ad esempio le beatine, tensioattivi non ionici come ad esempio gli alcoli etossilati, gli alchil glucosidi, i derivati del sorbitolo e gli alcanolammidi). Purtroppo i tensioattivi più utilizzati sono gli alchilsolfati e gli alchileterosolfati, di cui i più noti sono il sodio lauril solfato ed il sodio laurietere solfato, essi seppure abbiano un forte potere detergente, emulsionante, battericida e schiumogeno, sono noti al grande pubblico per la loro spiccata aggressività.

Gli shampoo, ma in generale tutti i prodotti detergenti schiumogeni contenenti questo tipo di tensioattivo, in presenza di acque “dure”, ossia ricche di ioni calcio e ioni magnesio, vanno in contro a precipitazione di sali insolubili che si depositano sul fusto dei capelli rendendoli opachi. In generale i tensioattivi provocano vari effetti collaterali, tra questi, fenomeni irritativi ed allergici, delipidizzazione dello strato corneo e un effetto solvente nei confronti della cheratina. Ma in definitiva è bene ricordare che l’effetto irritante dei tensioattivi è comunque legato alla concentrazione in cui essi sono presenti all’interno della formulazione, alla frequenza d’impiego e al tempo di permanenza sulla cute; quindi essendo lo shampoo un prodotto rinse off, cioè a risciacquo, il tempo di permanenza sulla cute è davvero limitato. I tensioattivi secondari vengono utilizzati invece per ridurre l’aggressività dei tensioattivi primari, ma anche e soprattutto per raggiungere quella che viene definita gradevolezza cosmetica, questi fanno si infatti che l’utilizzo di tale prodotto susciti nel consumatore il massimo grado di gratificazione sensoriale.

Un’altra categoria presente nella formulazione di uno shampoo è quella degli agenti viscosizzanti, ad essa appartengono tutte quelle sostanze grazie alle quali è possibile modulare la viscosità del prodotto in modo da facilitarne l’utilizzo; pensate infatti, a quanto prodotto andrebbe sprecato se la consistenza  dello stesso fosse troppo liquida. Quindi una giusta viscosità del prodotto consente al consumatore di raccogliere il prodotto nel palmo della mano senza causarne lo spreco. Tra queste sostanze abbiamo i sali come il cloruro di sodio, per intenderci il sale da cucina, ed il clorurio d’ammonio; gli ossidi delle ammine; gli alcanolammidi; le gomme naturali; i derivati della cellulosa; i polimeri sintetici dell’acido acrilico e del vinilpirrolidone e molte altre sostanze. L’utilizzo del Cloruro d’ammonio è stato ormai rimpiazzato dall’utilizzo di altri sali in quanto da esso si libera ammoniaca. Il cloruro di sodio è tra i sali più utilizzati, esso infatti oltre ad avere un buon potere viscosizzante ha un costo molto contenuto e di solito viene utilizzato in concentrazioni che vanno dal 2  al 3 % perchè a concentrazioni superiori non mancano fenomeni irritativi, non va inoltre tralasciato il suo effetto disidratante sul capello. Le alconolammidi, dietanolammidi (DEA) e monoetanolammidi (MEA), sono anch’esse tra gli agenti viscosizzanti più usati nonostante siano anche tra i più irritanti e vengono sempre associate ai sali per stabilizzare il loro potere viscosizzante.

Tra gli stabilizzanti della schiuma abbiamo ancora i tensioattivi, ma anche gomme cellulosiche, questi hanno il compito di far perdurare nel tempo la schiuma. I correttori del pH invece vengono utilizzati per “aggiustare” il pH della formulazione e renderlo il più possibile affine al pH del distretto cutaneo con cui il prodotto verrà a contatto, in questo caso il cuoio capelluto ed i capelli, quindi il pH oscillerà tra 5.5 e 6.5, le sostanze utilizzate a tal fine sono l’acido citrico, l’acido lattico, l’idrossido di sodio e la trietanoalammina. I sistemi conservanti vengono invece utilizzati per preservare il prodotto da eventuali contaminazioni, infatti uno dei principali ingredienti di questo tipo di cosmetico è l’acqua, ciò rende lo shampoo un habitat ideale per muffe e batteri. Tra i sistemi conservanti più utilizzati abbiamo, i parabeni, l’imidazolidinyl urea e gli isotiazoloni, essi venendo usati in miscele sinergiche, risultano efficaci nei confronti di un ampio spettro di microrganismi, ma possono essere causa di sensibilizzazioni cutanee. Dei parabeni e dell’imidazolidinyl urea vi ho già parlato in passato, tra gli isotiazoloni quelli più usati sono il metilcloroisotiazolinone e il metilisotiazolinone, la cui miscela è conosciuta con il nome commerciale di Kathon CG, un sistema conservante incolore ed inodore, ben compatibile con vari emulsionanti e tensioattivi, che possiede un ampio spettro d’azione, è infatti estremamente efficace contro batteri Gram positivi, Gram negativi e funghi, purtroppo però anch’esso è responsabile di fenomeni irritativi ed allergici. Per preservare dalla contaminazione successiva all’utilizzo dello shampoo vengono spesso anche utilizzati l’acido sorbico e l’acido benzoico.

Come fragranza spesso vengono utilizzati gli aromi della frutta esotica, molto gradita al consumatore. Infine non ultime per importanza le sostanze funzionali, che con la loro presenza oltre ad impartire al prodotto una determinata funzione, sono in grado di ridurre l’aggressività dei tensioattivi presenti nella formulazioni, tra essi gli idrolizzati proteici di origine vegetale hanno soppiantato gli idrolizzati proteici della cheratina e del collagene meno graditi al consumatore dopo il caso BSE (Encefalopatia Spongiforme Bovina). L’elenco di tutti gli estratti vegetali utili a funzionalizzare uno shampoo è davvero lungo, per questo ne cito solo alcuni, come ad esempio gli estratti di bardana, di betulla, di capsico, di china, di edera, di ippocastano, di lichene islandico, di noce, di ortica, ma ve ne sono tanti altri ed ognuno di essi svolge una funzione specifica sui capelli. Se non riuscite a memorizzare tutti questi nomi, molto utile nel determinare quali possano essere gli ingredienti da evitare in uno shampoo, ma anche in qualsiasi altro prodotto cosmetico, è il Biodizionario, un dizionario on line che suddivide i componenti chimici contenuti nei cosmetici assegnando ad ognuno di essi un colore, verde per quelli innocui, giallo per quelli non del tutto innocui, rosso per quelli che è meglio evitare. Ma se non ne potete più di tutta questa chimica e siete dei temerari pronti a tutto potreste sempre convertirvi al metodo NO POO.

Doralda Petrillo

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