Il motomondiale torna in Italia e termina, domenica 16 settembre 2012, al Misano World Circuit la sua 13esima tappa. Una giornata ricca di sport e di intense emozioni, all’insegna del ricordo di chi non c’è più. Quasi un anno fa, infatti, all’autodromo di Sepang venne a mancare una delle promesse del motociclismo italiano: Marco Simoncelli. L’ex Circuito di Santamonica adesso è interamente dedicato a lui. Il suo numero, il 58, non ha corso questa gara, l’asfalto non ha ospitato le sue due ruote così come aveva fatto meno di dodici mesi fa, eppure il “Sic” era su questa pista che lo ha celebrato e continuerà a celebrarlo. Si avvertiva la sua presenza in pista, nei prati e nelle tribune.
A Marco è soprattutto dedicato il meraviglioso secondo posto di Valentino Rossi, che dopo due anni di delusioni sembra essere tornato quello di prima. A caldo, subito dopo la gara ha dichiarato di avere avuto “una spinta dall’alto” ed è proprio a quella spinta che dedica tutto quello che ha ottenuto. Uno sport pericoloso quello sulle due ruote, che non una sola volta ha portato a gravi perdite. Nonostante i costanti pericoli però, il motociclismo resta indubbiamente uno degli sport più puliti ed affascinanti al mondo. Una disciplina che si distingue per i suoi valori: primo tra tutti, il rispetto per l’avversario. Nelle varie tribune ognuno indossa la sua maglia e sfoggia i suoi colori in estrema tranquillità. E spesso, come è successo anche quest’anno a Misano, ci si congratula con gli avversari.
A vincere questa gara e a ricevere i complimenti è stato Jorge Lorenzo con la sua Yamaha. La sua superiorità sulla Ducati e su Rossi è stata innegabile, impossibile per i tifosi dell’italiano non ammirare la bravura del pilota spagnolo. Stessa sorte per il terzo posto che (per soli tre millesimi) è stato soffiato dall’esperto pilota spagnolo Alvaro Bautista a discapito del talento tricolore Andrea Dovizioso. Alvaro Bautista guida oggi la stessa moto che un anno fa era di Simoncelli. Anche lui, come Rossi, dedica al suo collega e amico il primo podio che è riuscito ad ottenere nel motogp.
Molto spesso, nel vedere questo sport dall’esterno, erroneamente si crede che esso sia semplicemente una corsa a 300km/h. Altri ancora sostengono che essere un motociclista voglia dire far “ruggire” un motore. Non è affatto così e sono giornate come quella di Misano ad insegnarcelo: il rombo di un motore, le ragazze ombrellino e l’asfalto consumato dall’alta velocità sono solo la facciata superficiale di questo meraviglioso sport.
Chi ama il motociclismo, infatti, sa che dietro quell’ora scarsa di corsa domenicale c’è il lavoro quotidiano di un team. Chi lo segue costantemente sa soprattutto che su quelle due ruote non ci sono solo i più grandi corridori al mondo, ma dei semplici ragazzi coscienti di avere sempre qualcosa in più da imparare dagli avversari. E per imparare al meglio, molti rivali in pista, diventano grandissimi amici nella vita. Amici veri che nemmeno la morte divide: ecco che il piccolo 58 sul casco di Valentino Rossi non è solo l’omaggio continuo a un grande campione, ma il simbolo di un legame profondo. Su quel podio ieri erano in quattro ed è facile intuire chi, per tutti, atleti e tifosi, abbia realmente fatto il primo posto.
Servizio e foto di Maria Rosaria Piscitelli