Black Mass, recensione
Black Mass, terzo film di Scott Cooper con Johnny Depp, Joel Edgerton e Dakota Johnson, viene presentato in anteprima mondiale il 4 settembre alla 72esima edizione del Festival di Venezia. Di criminali iconici il mito americano pullula e straripa, soprattutto quando il racconto epico e tormentato si struttura lungo le coordinate infernali di un’America sporca e periferica, dove oltre la frontiera, barriera che funge quasi da anti-inferno, si agitano solo fantasmi di morte. E non fa eccezione Black Mass, che ha come protagonista un villain iconico e più glaciale del Richard Kuklinski interpretato da Michael Shannon in The Iceman. Scott Cooper, come David Gordon Green – quest’ultimo non proprio un habituè del red carpet, ma che nel 2013 aveva presentato al Lido Joe con un ruvido Nicolas Cage alle prese con la dura legge del Texas – è uno degli ultimi classicisti statunitensi, con la propensione verso una drammaturgia realista e minimale. Se il suo esordio nel 2009 con Crazy Heart lo ha fatto conoscere al grande pubblico, Il fuoco della vendetta – Out of the furnace (2013) lo ha consacrato sugli altari della gloria ad uso e consumo però dei soli veri intenditori. Il thriller intimista con Christian Bale parla di conflitti fatali e di una vicenda che unisce, sotto un tetro alone di morte, due fratelli che diventano specchio di una working class consumata dalle fiamme dell’odio e del risentimento. Cinema di conflitti e di relazioni instabili, di outsider consumati dall’alcool e dalle illusorie “fata morgana” di territori asfittici o di immense lande desolate. Se il recupero degli stilemi western ricorrevano, con l’afflato tragico del romance di formazione in Crazy heart, pur stemperato da una spensieratezza che solo il folk sa infondere, la Pennsylvania pre-obamiana gravida di nichilismo e tensione mistica ricorre come sfondo paesaggistico ne Il fuoco della vendetta, mentre con Black Mass il regista si cimenta, per la prima volta, con una storia tratta dalle vicende reali narrate nel libro Black mass: the true story of an unholy alliance between the Fbi and the irish mob dei giornalisti Dick Lehr e Gerald O’Neill. Il territorio e le lobby criminali messe sotto accusa sono quelle di South Boston, pullulante di sicari mafiosi e criminali irlandesi, di cui “l’ultimo dei gangster” è proprio l’antieroe del film, James “withey” Bulger, intento a creare uno stato permanente di guerriglia per il controllo dei bassifondi. L’Fbi nel periodo di massima espansione della mafia irlandese era putrida come le degradate “strade secondarie” feconde di boss e scagnozzi senza scrupoli. In questo scenario torbido si agitano acque “sporche” in cui buoni e cattivi si confondono e dove la corruzione diventa l’unica legge vigente sul territorio. Il trasformismo di Johnny Depp, mattatore (non) unico di una scena che gli contende il nemico/amico Connolly, non è l’elemento preponderante di un thriller a tinte cupe e dalla confezione curata, ma il plus valore aggiunto che carica il crime movie di sfumature grottesche. Fulcro della storia sono invece i legami familiari che animano l’ambiguo ménage à trois – Whitey Bulger (il boss di Southie), suo fratello Billy (Benedict Cumberbatch) e l’amico John Connolly – annegato nelle scie sanguinose di una livida Boston. Infondono forza drammaturgica a una storia che sarebbe altrimenti fin troppo ricalcata sugli illustri modelli di Scorsese (Quei bravi ragazzi, The Departed) che pure rappresentano il tratto dominante su cui si struttura il film e non solo per l’arco cronologico che copre gli anni Settanta, Ottanta e Novanta. Black Mass è un poderoso e coinvolgente gangster movie che fa sue le influenze tipiche del genere filmico di appartenenza e le racconta con la potenza propulsiva di un cinema artigianale che vuole essere poderoso e inquieto. Voto: [usr 3.5]
Black Mass, trama
Ispirato ai fatti reali tratti dal libro Black Mass: the true story of an unholy alliance between the Fbi and the irish mob dei giornalisti Dick Lehr e Gerald O’Neill, il terzo film di Scott Cooper dietro la macchina da presa racconta la vita di Jimmy “whitey” Bulger, l’uomo che, a capo della Winter hill gang, fu l’incontrastato leader criminale capace di tenere sotto scacco South Boston nel periodo di massimo apogeo della mafia irlandese. Tra riciclaggio, traffico di droga, bische clandestine e altri traffici illeciti, Bulger diventa ben presto l’informatore privilegiato dell’Fbi al solo scopo di sgominare la pericolosa banda di italiani di Southie.
Trailer di Black Mass
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Vincenzo Palermo