Ammettiamolo. Ci è mancata. E pure tanto. Carmen Consoli non la si vedeva e sentiva da molto tempo. Anni. Ben cinque. A un certo punto si è parlato di ritiro, qualcuno vociferava che si fosse stancata della musica e di tutto il contorno mediatico. La verità è che la Cantantessa ha semplicemente vissuto. Ha scelto una vita normale, nella sua adorata Catania. Ha respirato profumi che quasi aveva dimenticato, ha incontrato gli amici, quelli veri e appassionati, ha ascoltato storie incredibili e provato nuove emozioni. Ma, soprattutto, ha conosciuto la persona più importante della sua vita: suo figlio. Di tutto questo bagaglio di esperienze, Carmen Consoli ne ha fatto un disco. L’abitudine di tornare, in uscita oggi su etichetta Universal Music, è infatti il nuovo album dell’artista siciliana. Dieci tracce inedite che parlano dell’Italia di ieri e di oggi, tra pregi e difetti, vinti e vincitori, di forza e speranza che cercano di restare a galla sfidando crisi e impotenza.
«In questi cinque anni ho fatto tutto ciò che non sono riuscita a fare in passato per via della carriera, cominciata ad appena 19 anni – spiega Carmen Consoli –. Sono diventata mamma di uno splendido bambino. E questa esperienza mi ha cambiata profondamente. La maternità ha influenzato il mio modo di vedere le cose, l’ordine delle priorità, lo sguardo sul mondo». Quando le chiediamo di raccontarci i suoi 40 anni e la quotidianità con il figlio, i suoi grandi occhi si illuminano e un sorriso d’orgoglio le colora il viso tondo e delicato. «Mio figlio è masculu – precisa divertita –. Sono fiera di lui, come lo sono stata di mio padre. Ho avuto due genitori splendidi che mi hanno insegnato e trasmesso tanto. Che tipo di mamma sono? Una copiona. Mi limito a copiare ciò che i miei genitori hanno fatto con me. Dovessi fare errori, sarà solo perché non avrò tradotto al meglio i loro insegnamenti. Oggi cerco solamente di essere felice. Perché se una madre non è serena, motivata, soddisfatta, il figlio ne risente. Voglio che la vita del mio bambino sia celebrata ogni giorno».
L’evoluzione di Carmen Consoli non si avverte soltanto a livello personale, con l’inevitabile maturazione caratteriale e una nuova presa di coscienza di sé e del mondo. Ascoltando il nuovo album della cantautrice si scorgono, infatti, interessanti novità “tecniche”, dal punto di vista testuale (la scrittura si è fatta più diretta e graffiante), ma anche musicale (l’incursione di chitarre e basso creano sonorità rockeggianti che amplificano il pathos di gran parte dei pezzi). Carmen è cresciuta parecchio e le sue canzoni sono diventati capitoli di un romanzo intenso, a tratti crudo e sfacciatamente sincero. Con occhi di donna realizzata, non più ragazzina fragile e confusa, e con il cuore più grande, come solo una mamma può avere, la Consoli dipinge oggi quadri letteral-musicali che ritraggono e descrivono, senza mai giudicare, scorci di vita reale. La sua penna si fa ancor più ironica e tagliente rispetto al passato; le frasi contenute in alcuni brani de L’abitudine di tornare colpiscono come frecce velenose e aprono interessanti squarci su un mondo in cui diversi personaggi ruotano e si scontrano tra violenze, amori segreti, paure e vergogne, povertà e delusione. Una serie di piccoli frammenti di verità raccontati con dovizia e disincanto da Carmen-cronista, verista fino al midollo.
«Ne L’abitudine di tornare ho fotografato diverse situazioni. I protagonisti del mio album sono personaggi che amo, che fanno un percorso e affrontano avversità che spero si trasformino in opportunità illuminanti. Chi sono i vincitori e chi sono i vinti? Credo che nessuno sia momentaneamente perdente. Come non è detto che chi è vinto oggi, sia il vincitore di domani». Nel nuovo album si alternano storie di femminicidio e di violenza domestica (il marito che tenta di uccidere la moglie, come si evince nella rockeggiante “La signora del quinto piano”). C’è l’amore omosessuale tra due ragazze (nella splendida “Ottobre”), storia sul coraggio di scegliere ambientata negli anni Cinquanta, ma molto attuale. C’è l’uomo che tradisce e che vive due vite parallele, con freddezza e senza alcun senso di colpa (nella titletrack, L’abitudine di tornare, primo singolo estratto dall’album).
Non mancano ballad che, come parabole, narrano di amori travolgenti, tra melodie suadenti e immagini celesti (“San Valentino” e “Oceani deserti”, quest’ultima scritta e musicata dall’amico Max Gazzè). Colpiscono la dignità e la speranza di una famiglia che fatica ad arrivare a fine mese a causa della crisi (“E forse giorno…”). Canzoni, insomma, che si dividono tra dramma e fiducia nel futuro, con una primavera che promette di arrivare, a spazzare via pessimismo, tristezze e sconfitte. L’ultima traccia del nuovo disco di Carmen Consoli ne è la prova: “Questa piccola magia” descrive, infatti, l’arrivo di una nuova vita, capace di far rinascere la speranza e di riaccendere sorrisi.
Il viaggio compiuto dalla Cantantessa ne L’abitudine di tornare è un concentrato di riflessioni e di scoperte, una galleria di scatti dell’animo umano con i quali captare il malessere delle persone e cercare di trovare una via di fuga. Come nella travolgente “La notte più lunga” (tra sbarchi di traghetti e gente in cerca di libertà) e in “Esercito silente” (dedicata alla sua Sicilia, a Palermo, città baciata dal sole e dal mare, ma ferita e offesa dalla malavita e dalle tragedie).
Dal suo debutto, da quel lontano 1996, con l’album “Due parole”, Carmen Consoli ha sempre concentrato la voce originale e decine di canzoni su se stessa, plasmando il suo essere giovane ribelle innamorata, talvolta tradita, costantemente malinconica e alla ricerca di una identità.
Oggi, a 40 anni, lo sguardo è cambiato, volto alla realtà che la circonda, all’amico più fedele ma anche allo sconosciuto della finestra di fronte. Carmen ha fatto un passo in avanti, senza tradire la sua natura di brillante cantastorie, mostrandosi lucida nelle scelte e coerente con lo stile di artista “di cuore e di pancia”. Dopo “Confusa e felice” e “Mediamente isterica”, due album che alla fine degli anni Novanta hanno portato una ventata di novità nel panorama musicale italiano, l’artista siciliana aveva tentato di uscire dal guscio e indagare l’altro (con “L’eccezione” e “L’uomo che ama”, lavori rispettivamente del 2002 e del 2008). Ma è soltanto adesso, in questa nuova fase della sua vita di femmina e artista, che Carmen Consoli ha centrato l’obiettivo e scoperto un nuovo modo di comunicare, affrontando temi attuali, delicati e appassionanti, filtrati attraverso la sua musica e la sua poesia, fatte di amara ironia, forza descrittiva e dolce consapevolezza.
Silvia Marchetti