David Bowie: Pensi sempre a una bufala, quando leggi notizie del genere. Sarà un meccanismo di difesa, sarà che è lunedì mattina e la settimana non può, non deve iniziare così. Poi cominci a verificare la notizia in giro e vedi che tutti i media nazionali ed esteri dicono la stessa cosa, usando le stesse parole, a volte anche la stessa foto e la stessa fonte. Ed è difficile accettare che David Bowie non ci sia più, non dopo averne celebrato il 69esimo compleanno solo 3 giorni fa, non dopo aver ascoltato “Blackstar” un milione di volte, il suo ultimo capolavoro. Come si fa, allora, a prendere coscienza che il Duca Bianco non ci sia più? Probabilmente basta scorrere la bacheca Facebook di ognuno di voi per capire che non è uno scherzo e che soprattutto, anche la persona che vi sembrava più lontana dalla musica e dall’arte di Bowie in realtà ne sta parlando, ha postato una foto, ha condiviso un video. D’altronde era da più di una settimana che non si parlava d’altro che di “Blackstar”, della sua bellezza infinita, di come quest’uomo che ha radicalmente cambiato il modo di fare e di intendere la musica fosse riuscito ancora una volta a scrivere un’opera formidabile.
Non sappiamo quanto valga la pena elencare tutto quello che David Bowie è riuscito a scrivere in più di 50 anni di carriera. Ci sono interi libri di storia della musica che ne parlano e presumiamo che da oggi, tra ristampe, riedizioni, cofanetti e monografie, sarete completamente subissati di materiale. E’ giusto, però, ricordare David Bowie come uno dei pezzi fondamentali della nostra cultura occidentale, uno che col suo carisma ha creato mode, tendenze e generi musicali, una personalità fortissima che, decennio dopo decennio, è stato citato praticamente da qualsiasi musicista o artista sulla faccia della Terra. Esageriamo? A giudicare da quello che si legge oggi online, no. La scintilla creativa del Duca Bianco non si era affievolita neanche negli ultimi 18 mesi, durante i quali Bowie ha lottato strenuamente contro un cancro che, alla fine, se l’è portato via. Nonostante questo, Mr. Jones è riuscito a finire “Blackstar”, un miracolo di scrittura, un disco stupefacente, altissimo.
E a riascoltare oggi “Lazarus”, il meraviglioso ultimo singolo di cui David Bowie ci ha fatto dono, il suo testo ha tutto un altro senso. “Guarda qui, sono in cielo / Ho cicatrici che non si vedono […] Sono in pericolo / Adesso tutti mi conoscono”. Fino a quel “I’ll be free”, drammatico e profetico. Che ci fa leggere “Blackstar” come un vero e proprio testamento artistico di un uomo che evidentemente aspettava la sua ora, ma era sereno e non aveva paura, perché poteva ancora contare sul conforto delle sue amate stelle. Da cui (siamo in tanti a pensarlo) lui stesso proveniva. Salutiamo per sempre David Bowie, quindi, con un inchino e un sorriso. Ascoltate le sue canzoni, leggete le sue poesie, guardate i suoi film. Non esisterà mai più uno come lui, ma lui esisterà per sempre per ognuno di noi. Arrivederci Duca Bianco.