Coinvolgente, carico di emozioni, con sequenze che non annoiano mai. Rush, il film oggetto di questa recensione, narra la storia professionale e umana dei piloti di Formula 1 Niki Lauda e James Hunt, diversi nel temperamento eppure così simili nel forte desiderio di gareggiare, come si evince soprattutto nella scena finale della pellicola.
Il film è diretto da Ron Howard e si avvale di un cast d’eccezione formato in primis dall’australiano Chris Hemsworth e dal tedesco Daniel Bruehl. Il lungometraggio andrà in onda questa sera, 21 maggio 2020, su Rai 3 in prima serata in occasione dell’anniversario della morte di Niki Lauda.
Rush, il film: recensione
Il film Rush ci fa notare da subito come Niki Lauda e James Hun siano accomunati, oltre che dal destino di figli rinnegati dai genitori per la loro scelta di vita, anche dalla voglia di toccare il cielo con un dito, mentre l’adrenalina scorre nelle vene, facendo vomitare James prima di ogni gara, e demordere Niki dal compiere l’altro giro di pista che, a causa delle cattive condizioni meteorologiche, potrebbe mettere a rischio la sua vita. Una decisione che costerà a Lauda il titolo di Campione del mondo, ottenuto da Hunt, suo rivale ma anche suo amico, che l’ha pure difeso una volta, a sua insaputa, e gli ha dato il coraggio di non abbattersi dopo il tragico incidente che gli ha sfigurato il volto.
L’antagonismo tra due campioni
James è una testa calda e ha in sé le caratteristiche del pilota per antonomasia: vive d’istinto, affidando al circuito di Formula 1 le sue speranze e le sue gioie. Niki è razionale, controllato, moderato, nel privato come in gara.
Rush si focalizza dunque sull’antagonismo tra Lauda (uno dei più grandi piloti al mondo, che ha vinto tre titoli mondiali e ha gareggiato con la Ferrari) e Hunt, ridando alla Sport il suo significato autentico e facendo conoscere, anche a chi non è appassionato di Formula 1, cosa si prova quando la vettura, con il suo rombo struggente sfreccia sul circuito. Le immagini accompagnano e scandiscono il ritmo, così come il suono che segue l’andatura incalzante delle auto in pista.
Il tutto in un’epoca, gli anni Settanta, in cui anche questo Sport, nonostante gareggiare fosse più pericoloso di oggi per i piloti, non era ancora del tutto un business. Altra nota positiva è l’interpretazione dei due attori protagonisti, entrambi bravi a cogliere il carattere e le sfaccettare dei loro personaggi. Nel cast c’è anche Pier Francesco Favino, che interpreta Clay Regazzoni, altro pilota della scuderia Ferrari, morto nel 2006 a Parma in un incidente d’auto. Maria Ianniciello