Pupi Avati torna dietro la macchina da presa. A tre anni dall’insuccesso de Il cuore grande delle ragazze, con Cesare Cremonini, il regista bolognese si avvale questa volta di un cast di prima scelta, nel quale figura anche una diva hollywoodiana come Sharon Stone. Il film, accompagnato dalle dolci note di Raphael Gualazzi, racconta la storia di un giovane pubblicitario, Davide Bias (Riccardo Scamarcio), trasferitosi a Milano per tentare la carriera di scrittore e sfuggire al confronto col padre Achille, che detesta perché, secondo lui, è l’artefice delle “mediocri sceneggiature dei filmacci degli anni Settanta” e perché ha costantemente tradito la madre. A supportarlo ci sono gli ansiolitici e la sua fidanzata Silvia (Cristiana Capotondi), che però non ricambia il suo amore perché invaghita dell’ex. Quando la madre lo chiama da Roma, per dargli la notizia della morte del padre, Davide torna a casa pieno di rancore per sistemare sbrigativamente alcune faccende e fuggire nuovamente al Nord. Ma l’incontro Ludovica (Sharon Stone), l’affascinante editrice americana, di cui il padre era follemente innamorato, cambia la sua opinione su quel genitore tanto odiato. L’incontro con la donna, tuttavia, avrà delle conseguenze tragiche.
Con Un Ragazzo d’Oro, Pupi Avati torna a soffermarsi sul rapporto padre/figlio, argomento che sta molto a cuore al regista proprio perché egli ha perso il padre in tenera età. Infatti, per sua stessa ammissione, quest’assenza è stata talmente pesante da fargli immaginare continuamente come sarebbe stata la sua vita con un padre presente. La tematica è stata affrontata già ne Il padre di Giovanna e ne Il figlio più piccolo. Era chiaro sin dal principio che questo suo nuovo lavoro fosse permeato di una furiosa malinconia, di trame irrisolte e di un conflitto interiore importante. Un vero peccato che un soggetto così potenzialmente brillante non si sia materializzato in un film riuscito, che lascia l’amaro in bocca proprio perché ha il gusto di un’occasione mancata. La sceneggiatura, insignita del primo premio al Festival di Montreal, è poco incisiva e approssimativa. La rischiosa scelta di far interpretare un ruolo complesso come quello di Davide Bias a Scamarcio, che non si è mai distinto per la propria intensità drammatica, si è rivelata non proprio sbagliata, perché l’attore pugliese è forse protagonista dell’interpretazione più sincera e matura della sua carriera. Le performance meno convincenti sono quelle di Cristiana Capotondi e Sharon Stone (certo non aiutata dal terribile doppiaggio di Jane Alexander), mentre Giovanna Ralli ci mette del suo nel ruolo di madre chioccia e di moglie succube. La Stone, che il regista ha definito in conferenza stampa “bipolare e capricciosa”, sembra quasi agire come elemento straniante del racconto, un soggetto che non sa bene su che piani muoversi. Il difetto principale di Un Ragazzo d’Oro è quello di aver affrontato in maniera sommaria e deludente il rapporto padre/figlio e i repentini cambiamenti psicologici di Davide, che avrebbero meritato un’attenzione e un approfondimento maggiore. Al suo trentanovesimo film, Avati appare stanco, poco ispirato e il suo lungometraggio è ripetitivo e malinconico.
Trailer: http://www.youtube.com/watch?v=jGNhuMtzU_
Rosa Maiuccaro