Gianna Nannini pubblica “Hitalia”, nuovo album nel quale l’artista senese rivisita in chiave rock 17 canzoni che hanno scritto la storia della musica italiana. La recensione del disco.
La avevamo lasciata a “Inno”, album di inediti uscito a gennaio 2013, con il quale ci aveva mostrato un lato più morbido e romantico del suo carattere, cantando l’amore e la sua rinascita spirituale attraverso brani delicati e particolarmente coinvolgenti. Ora la troviamo cambiata, o meglio, recuperata. La Gianna Nannini di oggi è più grintosa e ispirata, è la stessa rocker affamata di energia e di ritmi indiavolati di inizio carriera, ancorata allo scoglio della ribellione e della sperimentazione musicale. La cantante senese ha da poco pubblicato “Hitalia”, un disco che non è soltanto una semplice raccolta di brani della tradizione italiana, ma una vera operazione culturale, lontana da nostalgia e caricature travestite da cover, avvinghiata alla bellezza e alla ricchezza dei ricordi e alla concretezza del presente.
“Hitalia” è un cofanetto di 17 canzoni (18 nella versione digitale) che hanno scritto la storia della musica di casa nostra. Pezzi che spaziano soprattutto dagli anni Sessanta agli anni Settanta, capolavori che portano la firma di Sergio Endrigo, Gino Paoli, Nomadi, Fabrizio De Andrè, Ivano Fossati e molti altri grandi della musica leggera tricolore. Il titolo non è stato scelto a caso: Hit è inteso come un lungo viaggio emozionale tra i pezzi più popolari (le hit, appunto) che hanno conquistato le classifiche nel corso dei decenni, ma anche nel senso di “colpire”, come solo il rock di Gianna riesce a fare. C’è un filo conduttore, un forte legame logico e spirituale che unisce tutte le tracce del nuovo album della Nannini. Canzoni scelte con minuziosa attenzione nel calderone di grandi brani che hanno esportato la musica italiana all’estero. Hitalia è uno scrigno di ricordi e di frammenti del passato, le cui sonorità sono rilette e interpretate dalla rocker toscana con rispetto e modernità. Hitalia è il manifesto della rivoluzione culturale che il nostro Paese dovrebbe adottare oggi, una bandiera da sventolare nel mondo, con orgoglio costruttivo e lungimirante.
“Dio è morto”, capolavoro firmato Nomadi sempre molto attuale, è la prima traccia del nuovo album. Cori spettacolari e grande energia nelle corde di Gianna. E’ datata 1967 “L’immensità”, poesia dipinta di note da Don Backy e Johnny Dorelli, qui trasformata dalla Nannini in una vorticosa ballad arricchita di chitarre e batteria. Il primo singolo estratto da “Hitalia” è “Lontano dagli occhi”, portata al successo da Endrigo alla fine degli anni Sessanta: la versione 2014 è potente, uno di quei pezzi che ti ritrovi a canticchiare in continuazione, tanto si insinua nella mente e nel cuore. Ed ecco la meravigliosa “Il cielo in una stanza” di Gino Paoli, dichiarazione d’amore che Gianna canta insieme al cantautore genovese. Due voci e due stili completamente diversi che trovano, in questo duetto, il giusto equilibrio, danzando insieme in un ballo romantico e commovente.
Gianna Nannini si scatena e si diverte con l’adrenalinica “Dedicato”, inno di tutti coloro che vogliono togliersi qualche sassolino dalla scarpa e abbandonarsi ai pensieri e ai sentimenti più forti (il marchio Fossati è sempre una garanzia). “La canzone di Marinella” di De André cambia completamente abito musicale, senza però perderne i tratti distintivi. Forse è l’interpretazione meno riuscita di “Hitalia”, comunque piacevole, soprattutto grazie alla presenza di violini che intensificano melodie e significato del pezzo. Sorpresona del disco è “C’è chi dice no” a due voci con il mitico Vasco, tremendamente rock. Un bell’incontro tra due anime tormentate e inevitabilmente sincere. Dopo “Io che non vivo senza te” (brano di Pino Donaggio del 1965), molto simile all’originale, Gianna si mette alla prova con “Io che amo solo te” di Endrigo (l’intro di voce e chitarra è ipnotico) e con “Mamma”, pietra miliare della musica leggera italiana (portata al successo da Claudio Villa). Dopo Claudio Baglioni, Elisa, Ornella Vanoni, Franco Battiato, anche l’artista senese decide di reinterpretare “Io con te non ci sto più” di Caterina Caselli. Risultato mediocre, anche se Gianna ci regala un’estensione vocale da brividi. “Caruso” è una delle magie del nuovo disco della Nannini. Resa epica, toglie il fiato, dall’inizio alla fine. Il crescendo insistente annuncia la morte che si avvicina. Un piccolo film in musica che conquista e commuove.
In “Hitalia” c’è spazio anche per Massimo Ranieri che qui collabora con Gianna per realizzare un’inedita “O’ sole mio”. Il celebre brano, che nella sua lunga storia è stato presentato, talvolta stravolto, da numerosi artisti, rivive nel nuovo disco della Nannini in una veste divertente, indiavolata nel ritmo, con alcune incursioni in puro napoletano. Da “Il Mondo” di Jimmy Fontana a “Pugni chiusi” (ricordate il pezzo de I Ribelli?), l’album ripercorre in chiave moderna passioni che hanno contraddistinto due decenni importanti del nostro Paese. Il finale è dedicato all’energia di “Un’avventura” dell’indimenticabile Lucio Battisti (omaggio ben riuscito) e alle emozioni di “Nel blu dipinto di blu”, intramontabile canzone di Domenico Modugno che in “Hitalia” trova un nuovo tappeto musicale sul quale stendere la magia delle sue parole e Volare alto.
Silvia Marchetti