A tre anni dal successo di “Yanez”, Davide Van De Sfroos torna con un nuovo album di inediti dal titolo “Goga e Magoga”, in uscita domani per Universal Music. Nel suo ultimo lavoro il cantante e scrittore comasco continua a privilegiare la sua terra raccontando, in dialetto tremezzino, storie, ricordi e personaggi che animano tutti i paesi del Lago di Como. Un album visionario e diverso dai precedenti perché intimamente più coraggioso e sperimentale. Sotto il titolo di “Goga e Magoga”, detto popolare ormai in disuso ma ancora molto attuale, si snodano 16 canzoni che toccano diversi generi musicali e infinite corde di sensibilità, a sottolineare un Van De Sfroos più libero di raccontare e di raccontarsi rispetto al passato. Ecco cosa ci ha detto il cantautore lombardo durante la presentazione del disco a Eataly Smeraldo Milano.
Perché definisce “Goga e Magoga” un album bipolare?
Il disco nasce dopo un lungo periodo di fermentazione, da uno sforzo non solo musicale ma anche testuale. Contiene brani sinceri, non che i precedenti fossero finti, ma le canzoni di Goga e Magoga parlano al di là del paesino, scavano nel profondo e si addentrano in territori diversi rispetto a quelli descritti nei miei vecchi album. E’ bipolare per diversi aspetti. Perché le canzoni sono per metà ritmate e dure, e per metà dolci e poetiche. E poi le voci: per la prima volta canto quasi interamente accompagnato da un’altra cantante, Leslie Abbadini, che ha dato un tocco soul, blues e r’n’b al disco.
Qual è stato il percorso artistico e umano che ha affrontato per realizzare il disco?
Sono arrivato a scoprire luoghi dello spirito e della mente, della comprensione e della depressione che normalmente un essere umano non dovrebbe visitare. Di ritorno da questo lungo e difficile viaggio, ho portato con me i cocci dell’inferno e del paradiso. Ho recuperato taccuini, quaderni, registrazioni dalla valigia del mio passato e mi sono messo a scrivere testi perché avevo un disperato bisogno di comunicare, forse per ritrovare l’anima logorata e sporcata. Ho visto i miei figli crescere e confrontarsi con un mondo malato. Ho visitato carceri, ho scoperto il disagio mentale, la malattia, la perdita di amici e di parenti. Il mio cuore è tornato a battere per cose che non credevo potessero emozionarmi.
L’album alterna, infatti, brani aggressivi ad altri più dolci ed emotivi.
Goga e Magoga è l’album più ricco d’amore che abbia mai fatto. Inizialmente avevamo pensato di fare due dischi diversi, ma grazie alla tecnologia abbiamo unito i sedici brani. Non è un disco pensato e creato per le radio. Non arriverà mai come altri prodotti. Ma è così intimo da mettermi in soggezione. Non ho realizzato questo lavoro per tornare al passato, preso dalla malinconia e dalle lacrime facili. Il mio è uno sguardo all’indietro per recuperare qualcosa e poter vivere nel presente proiettandomi nel futuro. Ci sono testi forti, brani cubisti o molto dylaniani come “Ki” e “El Calderon de la Stria” e altri più teneri come “Infermiera”, “ De me” e “Cinema Ambra”, uscite dal bagaglio di ricordi e dai taccuini liceali.
E ci sono anche sonorità rock e psichedeliche in perfetto stile anni Settanta.
“Mad Max” ha un arrangiamento particolare, che vuol essere un omaggio, un tributo ai Jethro Tull. Ma ci sono anche altri pezzi del disco che si rifanno agli echi dei Pink Floyd. “Infermiera” ricorda un po’ “Final Cut”. Oppure brani che si avvicinano allo stile della PFM ai tempi di Fabrizio De André. Goga e Magoga non può essere etichettato e nemmeno definito in un genere ben preciso. L’album è folk ma anche rock, blues, country, irish, r’n’b, tech mex. C’è sempre Davide, col suo dialetto, i violini, la fisarmonica, le chitarre. E ci sono nuovi suoni e molti strumenti aggiunti.
Tanti strumenti e sonorità che vedremo anche live?
Certamente. Il 13 giugno ci sarà un grande concerto all’Ippodromo di Milano, nell’ambito del City Sound Festival. Sarà l’occasione per presentare, per la prima volta, Goga e Magoga dal vivo e non mancheranno tutti i musicisti che hanno collaborato nel disco. I brani più forti potranno uscire con tutta la loro potenza mentre per eseguire i pezzi più acustici avremo bisogno di ospiti sul palco e di aggiungere qualche strumento. “Mad Max” sarà eseguita con un flautista traverso, per rimanere fedeli all’album, così come “Il dono del vento” sarà proposta nella sua veste celtica. Non mancheranno mandolini, arpe e altri ingredienti per creare una terza atmosfera. La voglia di libertà, anche musicale, è tanta.
Quale sarà il percorso di Goga e Magoga fuori dai confini lombardi?
Molte radio hanno trasmesso e trasmetteranno i miei brani. Ho avuto riscontro in Romagna e anche nelle regioni del Sud siamo stati trattati benissimo! E poi in Svizzera e in Giappone hanno mostrato grande attenzione nei nostri confronti. La partecipazione al Festival di Sanremo 2011 è stata sicuramente una bella vetrina. Ma da qualche tempo porto avanti anche un altro progetto culturale a cui tengo molto.
Di cosa si tratta?
“Terra & Acqua” è uno spettacolo in cui propongo al pubblico storie, canzoni e filmati ispirati al territorio lariano. Un format, nato nel 2012, che ha portato alla pubblicazione di una guida, anche in lingua inglese, e che ora si arricchisce ulteriormente per l’Expo 2015. Un road movie di otto puntate girato sul mio ramo del Lago di Como ma anche nelle altre province. In accordo e col sostegno della Regione Lombardia, presenterò una volta al mese, fino a marzo del prossimo anno, una città, con i suoi prodotti, le sue bellezze e curiosità. Bergamo, Brescia, Pavia e altre zone. Un viaggio importante a livello culturale, etnico e antropologico per far conoscere il territorio al resto d’Italia e all’Estero.
Silvia Marchetti