La trama e la recensione del film di Woody Allen Magic in the Moonlight
Woody Allen è tornato al cinema nella duplice veste di sceneggiatore e regista, con “Magic in the Moonlight” (dal 4 dicembre nelle sale), una commedia romantica come sempre dal retrogusto agrodolce, apparentemente poco impegnativa ma che ci fa riflettere sui sentimenti. Con una clessidra ideale tra le mani, il cineasta statunitense ci porta negli anni Venti del Novecento, nel periodo in cui si diffuse la psicanalisi di Sigmund Freud che fece decadere vecchie superstizioni, almeno tra le persone più razionali e colte, rappresentate nell’ultimo film di Allen da Stanley Crawford, un bravo illusionista che non crede nel soprannaturale perché si fida solo del metodo scientifico, quindi dei suoi cinque sensi. Interpretato da Colin Firth, il prestigiatore ha trascorso gran parte della sua vita scovando malfattori e ciarlatani che illudono e confondono le menti più propense alla suggestione.
La macchina da presa di Woody Allen ci riconduce in Europa, precisamente nel Sud della Francia. Le inquadrature sono ampie, i primi piani sono quasi inesistenti e il campo d’azione è surreale in netto contrasto con la mente pragmatica e razionale di Crawford, che non conosce o forse non vuole apprezzare le svariate e poco prevedibili sfumature dell’amore. Chi invece sa rilassarsi e contemplare le bellezze della vita è una colorata e frizzante Emma Stone, nel ruolo della medium Sophie Baker, forse l’alter ego del personaggio di Colin Flirt che, con il solito glamour anglosassone, ha dato prova ancora una volta di tutto il suo talento.
Woody Allen dunque si pone l’eterna domanda su cui si sono interrogati scrittori e poeti: meglio far prevalere la ragione o il sentimento? E lo fa con un film leggero, non il migliore della sua carriera ma certamente gradevole e superiore per sceneggiatura e originalità allo sciatto “To Rome with Love”.
Il regista e attore passeggia nel tempo, proprio come aveva fatto in “Midnight in Paris”, ripropone in un personaggio maschile solo alcune delle tante nevrosi della Jasmine di Blue Jasmine (il film con cui Cate Blanchett ha vinto l’Oscar nel 2014 come migliore attrice protagonista) e restituisce alla leggiadra Sophie Baker quelle caratteristiche tipicamente femminili che avevamo invece apprezzato in Gil di Owen Wilson (Midnight in Paris).
In “Magic in the Moonlight” il sentimento riuscirà a prevalere sulla logica e a dimostrare che il mondo, anche se dovesse essere privo di scopo, non è sprovvisto di una certa magia? Staremo a vedere.
Trailer: http://youtu.be/a8c1-Ha3hs4