Mar del Plata è in scena al Teatro Eliseo fino al 22 novembre, con la regia di Giuseppe Marini
C’è sempre molta curiosità, dopo aver letto un libro emozionante, nell’andare a vedere un’opera teatrale, ma anche un film, tratta dal romanzo che tanto ti ha colpito. Scoprire se e quanto perda la storia nell’adattamento necessario per una rappresentazione visiva che tradisca il meno possibile quanto letto nelle pagine che, si sa, permette alla mente di volare nell’immaginazione. Nel caso di Mar del Plata la sorpresa è stata forte come leggere il bellissimo libro di Claudio Fava. La stessa sensazione di velocità, dolore, intensità struggente nello scorrere le pagine, l’ho provata grazie allo splendido lavoro che regista e attori hanno portato sul palcoscenico. Se il teatro è emozione, Mar del Plata ti investe con una forza tale da inchiodarti alla poltrona per un’ora e mezza. La storia vera, narrata nel romanzo di Fava, è quella della squadra di rugby La Plata, ragazzi che furono spazzati via dalla furia del sanguinario regime dittatoriale dei militari di Videla. La loro colpa, imperdonabile agli occhi dei carnefici, fu quel minuto di silenzio chiesto all’arbitro per ricordare il primo compagno di squadra ucciso, il Mono, perché sospettato di far parte dell’Unione degli Studenti. Un minuto che divenne immobilità per altri nove, pubblico compreso. Un silenzio assordante, una provocazione intollerabile per il regime. Da quel momento, si scatenerà la repressione spietata diretta dal freddo capitano Montonero. Da una parte l’orgoglio di ragazzi innamorati del rugby e dei suoi valori di lealtà e disciplina, sfrontati e incoscienti, dall’altra le tenebre del male, la cui banale logica è agghiacciante quanto le azioni criminali commesse. La figura del Mister Passarella, meravigliosamente interpretata da Fabio Bussotti, in quel misto di fragilità e drammatica saggezza, non basterà a salvarli, ma sarà lui stesso che nell’estremo sacrificio permetterà la salvezza di Raùl Barandarian, l’unico giocatore sopravvissuto della squadra «perché qualcuno dovrà raccontarla questa storia….».
L’allestimento teatrale di Mar del Plata è bellissimo. Una scenografia imponente (di Alessandro Chiti, una garanzia) disposta su due piani, che è ora spogliatoio, ora il lugubre interno della Escuela de Mecanica de la Armada, prigione e camere di tortura, ora strada dove i ragazzi vengono aggrediti dagli sgherri. Le luci di Umile Vainieri? Suggestive e affilate come lame, con quei tagli che danno profondità e sospendono nel tempo alcune scene. La regia di Marini, intelligente e dinamica, permette un grande impatto a ogni attore sulla scena, anche a chi, come Tito Vittori, nel ruolo del colonnello Benavides, appare solo un paio di volte ma con presenza scenica impressionante. Tutti i giovani attori – giocatori sono davvero bravi e in parte, con le loro storie di sudore, fango e vita di comuni cittadini e innamorati del rugby. Tra loro Giovanni Anzaldo, nell’importante ruolo di Raùl, riesce a trasmettere entusiasmo in ogni intervento, mentre Giorgia Palmucci è la sua Teresa, la forza discreta dell’amore. Dulcis in fundo, gli altri due adulti del cast: Fabio Bussotti e Claudio Casadio, nei rispettivi ruoli del Mister e del capitano Montonero. Semplicemente perfetti, credibili al punto da non distinguere tra realtà e finzione, con una naturalezza rarissima. Entrambi ammirati in altre occasioni, in questa pièce sono entusiasmanti. L’unica pecca, se proprio vogliamo trovarne una, è forse un uso ripetuto dei bui in scena ma trascurabile di fronte a un lavoro che riesce a essere quel che il teatro dovrebbe essere: emozione. Mar del Plata è imperdibile. Per lo spettacolo, per la memoria di quei ragazzi, tra i tanti uccisi da quell’odioso regime, per i valori che trasmette, per chi scelse di restare e morire. Come scrive Claudio Fava, che nel suo libro delinea un parallelismo tra quei giovani rugbisti che rifiutarono l’asilo in Francia e gli agenti di scorta di Borsellino che rinunciarono alle ferie per svolgere il proprio compito, “poco importa che quei ragazzi fossero argentini o siciliani. Importa come vissero. E come seppero dire di no”.
Info aggiuntive
Roma. Teatro Piccolo Eliseo. Fino al 22 novembre
Produzione Società per attori e Accademia perduta Romagna Teatri presenta: Mar del Plata, di Claudio Fava.
Con Claudio Casadio, Giovanni Anzaldo, Fabio Bussotti, Andrea Paolotti, Tito Vittori e con (in ordine alfabetico): Edoardo Frullini, Fiorenzo Lo Presti, Giorgia Palmucci, Alessandro Patregnani, Guglielmo Poggi. Scene di Alessandro Chiti; Costumi di Sabrina Chiocchio; Disegno luci di Umile Vainieri. Regia di Giuseppe Marini.
Si ringrazia l’ufficio del Teatro Eliseo nella persona di Maria Letizia Maffei.