In questa intervista Matteo Garrone parla della sua nuova pellicola ma anche del suo amore per Napoli, e non solo.
Matteo Garrone è uno fra i registi più influenti della moderna cinematografia. Abile romanziere e tessitore di grandi emozioni, attualmente si gode il successo de Il Racconto dei Racconti, film che è stato presentato anche al Festival di Cannes. Di origini romane ma amante della terra campana, è stato l’ospite d’onore della decima edizione de Il Luogo della lingua festival, evento che infiamma la storicissima Capua. Il festival, che attraverso incontri e rappresentazioni si pone l’obiettivo di celebrare tutta la cultura e le bellezze nascoste del territorio campano, con la presenza di Matteo Garrone ha voluto concludere con stile un’edizione fatta di grandi nomi e momenti di spessore intellettuale. Il regista, durante il suo incontro con il pubblico, ha discusso di cinema, arte ed ha aperto uno spiraglio sul suo futuro professionale.
Nel Suo ultimo film, il Racconto dei Racconti, ha trovato difficoltà ad adattare il linguaggio del libro di Basile ai dettami della narrazione cinematografica?
I racconti di Basile in realtà nascono come storie di puro intrattenimento, piene di azione e con dei personaggi ben definiti, quindi il passaggio dal libro alla sceneggiatura, è stato naturale e fluido. Certo le difficoltà non sono mancate anche perché si è cercato di rendere credibili alcuni passaggi che erano abbastanza criptici. Ho limato il plot, ho dato una mia visione del racconto adattando quando più possibile il libro ad una sceneggiatura cinematografica.
Cosa le ha colpito maggiormente del testo di Basile?
Ho sentito il suo testo molto familiare; mi piace particolarmente la sua capacità di mescolare il comico e il tragico, l’unire il surrealismo alla dimensione fantastica e soprattutto c’è una grandissima potenza visiva nei suoi racconti.
Crede che il Racconto dei Racconti possa essere il punto di partenza per il genere Fantasy made in Italy?
In molti hanno definito il mio ultimo film il primo fantasy italiano, eppure non so dare una vera risposta a questa domanda. Quando stavo lavorando al lungometraggio avevo un’idea ben precisa, ovvero la consapevolezza di esplorare nuovi orizzonti e realizzare un qualcosa che avesse una sua identità e personalità.
Molti dei tuoi lavori sono stati realizzati proprio in Campania (come Gomorra ad esempio). La “Campania Felix” è per Lei dunque una fonte d’ispirazione?
Lo è a tutti gli effetti. Anche se vivo a Roma i miei nonni sono di Napoli, ed è proprio vero che il capoluogo campano è una fonte d’ispirazione. È una città densa di storia, piena di tradizioni che mi ha sempre affascinato dal punto di vista espressivo. Il solo problema di quando si lavora a Napoli è mettere ordine nel caos emotivo di cui ogni artista viene letteralmente invaso. Infatti neanche a volerlo il Racconto dei Racconti è ispirato ad un libro di uno scrittore napoletano.
Ha lavorato a stretto contatto con molti attori e attrici di grande talento. Chi l’ha colpita particolarmente?
Non saprei dire. In tutta sincerità ho sempre avuto la fortuna di lavorare con attori molto talentuosi e generosi, umanamente parlando. Di solito chiedo io stesso all’attore consigli su come poter impostare una certa scena, perché mi piace molto quando riesco a trovare nei personaggi che porto sul grande schermo, qualche sfumatura del loro carattere.
Cosa è rimasto a Matteo Garrone dell’esperienza di Cannes?
È stato un momento di grande emozione per me in quando regista. Non dimenticherò tanto facilmente la serata in cui è stato presentato il film. Al momento infatti non so cosa mi riserverà il futuro, Il Racconto dei Racconti ha cominciato un suo percorso, e tra un anno si potranno raccogliere i semi di questa incredibile avventura.
Carlo Lanna