Melania Fiore è un’artista a 360 gradi. Canta, recita e suona il piano. L’abbiamo vista ne “La grande bellezza” di Paolo Sorrentino ed è stata protagonista in una serie di rappresentazioni teatrali. L’appuntamento con Melania quindi non poteva non avvenire in una splendida terrazza romana con vista sulla Basilica di San Giovanni in Laterano. Per perpetuare la (grande) bellezza…
Allora, Melania, eccoci qui. Nella prima intervista che facemmo, avevi da poco finito di girare il film, mi ricordo che terminai la registrazione augurandoti “grande bellezza” nella tua vita. Ho l’impressione che abbia portato fortuna… hai addirittura vinto un Oscar!
Sì, è vero (ride)! Ti ringrazio; il premio Oscar non l’ho vinto io, ma il regista Paolo Sorrentino col suo film, al quale sono orgogliosa di aver partecipato seppure con una piccola parte, quella dell’infermiera POS; è un film che io ho amato, desiderato fin dal primo provino che feci con Sorrentino. La sua sceneggiatura è, secondo me, geniale e rispecchia una società in cui tutti noi, bene o male, viviamo e di cui spesso non riusciamo a cogliere la grande bellezza.
Ti ho conosciuta in teatro, dove hai fatto tante cose. So che stai lavorando molto…
Sì, dopo aver lavorato per tanto tempo con il maestro Mario Scaccia, mi sono dedicata ad alcuni pezzi che ho scritto, diretto e interpretato, e con i quali ho vinto anche diversi premi; in modo particolare adesso sto lavorando a “L’amore in guerra”, che iniziai con Scaccia e che porto avanti ormai dal 2011 in una versione aggiornata molto bella, che ho presentato qualche mese fa al Teatro Vittoria di Roma nella rassegna “Salviamo i talenti”. Probabilmente ora rifarò “Partigiana” al Teatro dell’Orologio a maggio e tra poco, il 5 aprile, a Cotronei in Calabria, nella Sala Consiliare, nell’ambito di un grande evento.
Ho letto che nel film di Sorrentino eravate in tanti a provenire dal teatro. Quindi, possiamo dire che per una volta c’è stata una sorta di “emigrazione” inversa rispetto a quella cui siamo soliti assistere….
E` vero. Ho avuto l’onore di essere nel cast con grandi attori provenienti dal teatro, gente del calibro di Toni Servillo, Pamela Villoresi, Galatea Ranzi e tanti altri e ne sono orgogliosa. Paolo Sorrentino ha sempre ritenuto che gli attori di teatro siano bravi, adatti a fare qualunque cosa e dice che con loro, di solito, è quasi sempre “buona la prima”. Grandissimi attori… Carlo Buccirosso, fantastico, per non parlare di Herlitzka, nella parte del Cardinale ex esorcista. Un grandissimo cast davvero!
Ti vedo strafelice. Non è che ora ti tuffi nel cinema! Non privarci del tuo talento sul palcoscenico…
No, assolutamente! Il teatro per me è stata la prima casa e lo rimarrà per sempre!
Tornando al recital “Partigiana”, so che sta avendo molte richieste. Come mai, secondo te?
A dire la verità, proprio ieri mi stavo facendo la tua stessa domanda, Paolo! Non lo so di preciso… forse perché parla di libertà. Dell’importanza di non ingabbiare il pensiero. Forse perché, pur essendo ambientato durante la seconda guerra mondiale, è in qualche modo un argomento molto attuale.
Com’è Sorrentino con gli attori?
Lui sul set è veramente un gentiluomo. Cura ogni minimo particolare, sia per quanto riguarda le inquadrature ma anche per le battute che devono essere recitate, le intenzioni… c’è un lavoro pregresso enorme. Attenzione massima anche per la fotografia, e poi è uno che sta molto dietro all’attore. Come diceva Pamela Villoresi alla Casa del Cinema durante la notte degli Oscar, lui vede anche il sopracciglio che si muove in un primo piano e cura con la massima attenzione anche un piccolo ruolo come il mio. Io ero circondata da telecamere e Sorrentino ha effettuato riprese da più punti di osservazione; una cura estrema dunque per quello che ricorderò come uno dei giorni più belli della mia vita.
Melania, aldilà di tutto quello che hai realizzato in questi anni e che stai ancora realizzando, c’è un grande sogno nascosto, un sogno alto, che bussa nel cuore?
Troppi ce ne stanno, caro Paolo, tantissimi! Lavorare con grandi registi italiani, sia di teatro, sia di cinema… un grandissimo sogno è quello che tra noi attori ci sia più solidarietà, più collaborazione. Io ho incontrato tante belle persone nel mio cammino, alle quali mi sono legata artisticamente e con cui ho fondato anche un’associazione culturale; ad esempio Aldo Emanuele Castellani, col quale sto portando avanti diversi progetti, oppure Simone Ciampi con cui ho fatto “L’amore in guerra”. Insomma, si possono fare tante belle cose se si è solidali.
Sul tuo profilo facebook ho notato una locandina che non avevo mai visto: novità in arrivo?
Ah sì! Si chiama “Le avventure fantasmicomiche di Alice nel paese della realtà”. E’ uno spettacolo molto importante, a cui sto lavorando e che probabilmente debutterà la prossima estate. Una sorta di “one woman show”, la storia di una Alice al contrario che si ritrova non nel Paese delle meraviglie ma della realtà, sicuramente più sconvolgente. Una ragazza che parte con la sua valigia da un paesino della Calabria e si ritrova a Roma, sognando di fare l’attrice. Incontrerà di tutto! In questo spettacolo ci sono anche delle canzoni, che canterò, e finalmente potrò suonare l’amato pianoforte dal vivo. Si tratta di una rappresentazione di musica, teatro e vita.
Bene. Ora che ti sei schernita, che abbiamo fatto un largo giro sui tuoi lavori, dì la verità: cosa si prova a far parte di un cast cinematografico che ha vinto l’Oscar?
Un’emozione straordinaria! La sera fatidica, dopo essere stata alla Casa del Cinema, ho continuato a seguire la cerimonia da casa in streaming e quando c’è stato l’annuncio mi sono commossa profondamente (anche ora ha gli occhi lucidi). Puoi dire quello che vuoi… che bene o male s’immaginava il lieto fine, ma è stata un’emozione pazzesca. Voglio pensare che questa collaborazione non finirà qui.
Non ti monterai la testa adesso?
No, tranquillo! Ho tantissimo da imparare e voglio crescere sempre di più. La prima cosa che mi ha insegnato il grande Mario Scaccia è stata la necessità di non pensare mai di essere arrivati, di non fermarsi mai. Sogno di essere come lui, che vedevo a novanta anni al bar di Piazza Mazzini dove spesso ci incontravamo, col suo libro sotto braccio, con i suoi quaderni, e mi diceva “adesso devo andare a studiare”! Mi auguro di non cambiare mai…
Paolo Leone