Mr. Prashant Shah ha fatto del cinema il suo lavoro. Con un’esperienza più che ventennale nel settore, egli ha prodotto numerosi lungometraggi (tutti di successo) sia a Hollywood, sia a Bollywood. Il produttore indiano ha investito su registi e attori di fama internazionale, ricevendo alcuni importanti riconoscimenti, come per esempio il premio Ernst & Young. Lo abbiamo intervistato ad Ariano Irpino (Avellino) nell’ambito della terza edizione dell’Ariano International Film Festival, dove ricopriva il ruolo di giurato. «Le pellicole presentate erano tutte competitive – ci ha detto -. Ogni regista ha avuto delle idee straordinarie e una creatività elevata, quindi è stato difficile per la Giuria scegliere le opere vincitrici delle varie categorie». Mr. Prashant Shah ci ha parlato della settima arte con la lungimiranza di chi conosce bene questo mondo affascinante che attraverso le sue dinamiche – spesso incomprensibili a chi lo guarda da lontano – racconta storie. L’uomo si trasforma così in una sorta di burattinaio che gestisce e manipola le vite dei personaggi da lui ideati. Spesso i media mettono in risalto i registi e gli attori ma ci sono altre figure professionali ugualmente importanti, come il produttore che – investendo sul film e, quindi, sui professionisti – ci permette di vedere nelle sale il prodotto finito. «Per il produttore conta soprattutto il successo che riesce a ottenere mediante i suoi film – ci ha spiegato -. Io ho iniziato a lavorare negli Stati Uniti; con la prima pellicola da me prodotta ho guadagnato 85mila dollari; ho realizzato una cinquantina di film e alcuni show televisivi».
Ci fa piacere sapere che il cinema gode ancora di ottima salute: «Il settore si sta trasformando; è diventato più internazionale, più tecnologico e si è avvicinato alle masse grazie a Internet e ai sottotitoli in diverse lingue», ha sostenuto Mr. Prashant Shah, al quale abbiamo chiesto una breve considerazione anche sulla cinematografia italiana, che – ci ha detto – «ha fatto e sta facendo storia, basti pensare a lungometraggi come Cinema Paradiso». Tuttavia «bisogna girare delle pellicole che abbiano interesse globale, in particolare per quanto riguarda il contenuto». Gli effetti speciali nei grandi film d’azione americani hanno, a volte, il predominio sul messaggio. «Ci sono film importanti (come per esempio The Artist, il quale non ha una Lingua ed è stato prodotto in bianco e nero) che non hanno effetti speciali e che hanno ottenuto successo proprio per il contenuto», ha spiegato prima di soffermarsi sulle iniziative in itinere: «Ho quattro progetti in fase di sviluppo, due riguardano Hollywood e due Bollywood; ho in mente di lavorare inoltre a una serie televisiva; mentre per quanto concerne l’Ariano International Film Festival, l’obiettivo è creare maggiori opportunità collaborando con l’ideatrice della manifestazione Annarita Cocca». Tra i registi con i quali Mr. Prashant Shah vorrebbe lavorare c’è Martin Scorsese, perché «lui rende globale gli usi e i costumi italiani». L’intervista si chiude con una riflessione sulla Cultura: «Essa è tradizione ed è il viatico per un futuro migliore», ha concluso.
Maria Ianniciello
Si ringraziano l’ufficio stampa (nella persona di Clara Surro) e le interpreti dell’Ariano Film Festival per l’ottimo servizio reso.