Qualcosa di buono: trailer e recensione del film

Qualcosa di buono è un film che ci emoziona fino alle lacrime. Il lungometraggio non brilla per inventiva ma la storia è toccante e commovente, perché dopotutto ognuno di noi (almeno una volta) avrà o ha avuto a che fare con la malattia, che spesso sopraggiunge all’improvviso e ci lascia senza fiato, proprio come in Allacciate le cinture, film di Ferzan Ozpetek. qualcosa-di-buono-filmAltre volte – quando colpisce una persona che amiamo – essa ci rende impotenti, come vediamo in numerose pellicole, quali per esempio Autumn in New York, Sweet November o La stanza di Marvin. In Qualcosa di buono, diretto da George Wolfe, la patologia, che annichilisce la protagonista costringendola sulla sedia a rotelle, è la SLA. Kate – interpretata da una brillante Hilary Swank – ha una vita perfetta, un marito con un fisico statuario (Josh Duhamel) e con una carriera di prestigio, una grande casa, tanti abiti e accessori. La macchina da presa ci porta nell’abitazione dei due coniugi, dove si sta svolgendo una cena preparata da Kate che ha fatto dell’attivismo il suo stile di vita, ma lei è mite e sa stare al suo posto, con quel perfezionismo disarmante che decade quando le sue mani si muovono agili sul pianoforte; poco alla volta scopriamo che Kate è una pianista di successo. In contemporanea la cinepresa ci fa conoscere Bec (Emmy Rossum), ragazza universitaria che ha combinato poco nella vita: fuma, beve e ha una relazione con il suo professore, un uomo sposato. Il filo, che lega le due giovani donne, è sottilissimo, quasi invisibile. Eppure Bec è l’alter ego di Kate che si ribella alle regole prestabilite e alla smania di essere perfetta. Il suo corpo non mente e la macchina da presa, proprio durante la cena, indugia sulle sue mani. Dopo quasi due anni, infatti scopriamo che Kate ha la SLA e che ha bisogno di assistenza continua. Bec le farà da infermiera, da amica, da confidente. Qualcosa di buono si concentra quindi sull’amicizia tra due donne apparentemente agli antipodi – proprio come avevamo visto nel lungometraggio francese Quasi amici, la cui trama ruota intorno al rapporto tra un ragazzo di colore e un uomo benestante, con un’evidente nota di umorismo che fa di questo prodotto una commedia originale e brillante. Al contrario il nuovo lungometraggio, con gli intensi primi piani, ci immerge in una realtà fatta di sofferenza; ci prova a trovare il lato comico ma non ci riesce e rimane così in una dimensione drammatica. C’è l’ombra di Maggie nella Kate di Qualcosa di buono. Affrontando marginalmente il tema dell’eutanasia, il film ci riporta al 2004, anno in cui uscì al cinema Million Dollar Baby, pellicola diretta da Clint Eastwood, sempre con Hilary Swank nel ruolo di Maggie, giovane pugile che finisce in un letto di ospedale, completamente paralizzata. Qualcosa di buono ci mostra, senza troppi tabù, le trasformazioni di un corpo che perde le normali funzioni mentre il cervello è vivo ed è al massimo della sua potenzialità. Sui titoli di coda sopraggiunge la consapevolezza che dopotutto la malattia arriva per sanare le ferite dell’anima non solo del malato bensì di tutte quelle persone che entrano in contatto con lei, se glielo permettono. Voto: [usr 3.5]

Qualcosa di buono, trailer 

Maria Ianniciello

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