Intervista a Rocco Papaleo, professore de “La scuola più bella del mondo”, ultimo film di Luca Miniero con Christian De Sica.
Attore, regista e musicista: Rocco Papaleo è sicuramente uno degli attori comici italiani di maggior talento che ci siano in circolazione. Dopo averlo visto ne La Buca di Daniele Ciprì, lo ritroviamo quest’anno nel nuovo film di Luca Miniero, La scuola più bella del mondo, ma non è l’ultima delle pellicole che lo vedranno protagonista. Qui interpreta un professore svogliato e disilluso che ha sognato tutta la vita di fare il fumettista per poi ritrovarsi ad insegnare nella scuola più scombinata d’Italia in quel di Acerra, provincia di Napoli.
Ha lavorato nuovamente con Luca Miniero.
Mi è piaciuto molto ritrovare Miniero. Abbiamo una certa affinità e quando lavoro con lui, mi sento come se fossi un suo prolungamento. Direi una sua costola! Anzi una costoletta (ride, n.d.r.). Poi, a partire da Christian De Sica e dai suoi racconti, è stata un’esperienza veramente piacevole. Infine Lello Arena: per me era un mito ed è stato favoloso incontrarlo di persona.
Perché ha accettato di interpretare questo ruolo?
Perché oltre al lato comico, mi consentiva di parlare di una piccola magagna, un certo abbandono di speranza tipico del meridione. Credo che il film sproni a fare qualcosa in più, anche quando non ci sentiamo in dovere di farlo. Sopravvivere non è abbastanza. Luca è riuscito a innescare questo dubbio: ci dobbiamo dare da fare. La scuola deve tornare ad avere un ruolo centrale nella società. I professori devono essere pagati di più . Per il prossimo film noi ci impegneremo a prendere di meno per donare parte del nostro compenso a loro.
Come si è trovato a lavorare con i bambini?
Sono stati straordinari. Ringrazio il loro coach Massimo De Lorenzo, che ha svolto un ruolo fondamentale. Li ha resi dei piccoli professionisti senza far perdere il loro incanto e la loro spontaneità che servivano anche a noi, mestieranti di lunga data, come specchio.
Il suo rapporto con la scuola?
Devo dire che andavo piuttosto bene. Ero bravo. Non facevo a botte con i compagni. Ho avuto un’infanzia di merda perché ero un cagasotto. Per i professori e i miei genitori ero un bravo ragazzo, mentre per me, non essere indisciplinabile, è stato una condanna. Non ho mai marinato la scuola e non porto dentro di me quei ricordi ai quali tutti sono più legati.
Ha avuto un professore che le è stato di particolare ispirazione?
Sì, diversi anni dopo ho avuto una folgorazione grazie a un professore di filosofia che per me è stato fondamentale. Ecco perché non riesco molto a scherzare sulla scuola. La scuola è il nodo principale della società, la salvezza di noi esseri umani. La mia superficialità colta è stata emancipata dal mio professore che mi ha caricato di curiosità, spingendomi verso la poesia.
Rosa Maiuccaro