Snowden è un film classico-moderno, dal taglio documentaristico. Lineare nello stile, pulito nella fotografia e sconvolgente per il contenuto, il nuovo lungometraggio di Oliver Stone appassiona poco in alcuni momenti, almeno non quanto, per esempio, Il caso Spotlight che pure parte da un fatto di attualità per rendere pubblica una vicenda scandalosa che ha interessato e coinvolto la Chiesa cattolica americana. Il film prende il nome dal protagonista, Edward Snowden, interpretato da un convincente Joseph Gordon-Levitt, più maturo nei panni di questo nuovo personaggio, molto diverso dai precedenti. La faccia “da schiaffi” (tanto per usare un eufemismo) dell’attore statunitense, classe 1981, – che aveva dato il volto al funambolo Philippe Petit – è qui seriosa e sicuramente più in linea con la materia trattata, a dimostrazione che oltreoceano gli attori si muovono tra i vari generi cinematografici con una certa disinvoltura.
Oliver Stone in questo film ci mostra minuziosamente i dettagli di una storia da brividi incrociando verso il finale pure gli uomini e le donne di WikiLeaks. Edward Snowden è un programmatore informatico che si è formato da autodidatta e che ha creato una serie di programmi per i servizi segreti americani. Sappiamo poco nel film del suo passato remoto ma conosciamo bene il presente e il passato più recente, perché con alcuni flashback la macchina da presa di Stone ci porta avanti e indietro nel tempo, dal 2003 al 2013, senza mai disorientarci. Ancora una volta i fatti sono affidati a un gruppo di giornalisti della BBC e del The Guardian, ai quali Snowden rivela una verità sconcertante: il Governo americano controlla tramite il sistema di telecomunicazioni le vite degli americani (e non solo) mediante sofisticati programmi, con i quali si può entrare addirittura nella case collegandosi con la webcam di un notebook posto su una scrivania. La domanda è d’obbligo: può lo Stato usurpare la privacy di milioni di cittadini, con la scusante di una presunta sicurezza nazionale? Certo che no. Oliver Stone si schiera chiaramente dalla parte della popolazione.
Snowden diventa così un nemico del Governo, da condannare e da perseguitare per aver divulgato e violato fonti inaccessibili. Nel complesso il film rievoca, per alcuni particolari, pellicole come Truth – Il prezzo della verità ma senza l’intensità drammatica di capolavori come Argo. Il lungometraggio è da vedere, dunque, per lo stile, per i retroscena e per l’ottima performance di Joseph Gordon-Levitt e di Shailene Woodley, che – svestiti i panni dell’impavida Tris della serie The Divergent – si mostra all’altezza del suo nuovo ruolo. L’attrice è, infatti, la fidanzata di Snowden. Di seguito il trailer.