Ci sa fare non c’è dubbio. Ormai è uno dei principali interpreti della commedia di casa nostra con un indice di gradimento sempre più alto. Quando è dalle parti di Bologna, il comico di Santarcangelo di Romagna, pronipote di Tonino Guerra ed ex giocatore di baseball, sente davvero profumo di casa. Sotto le Due Torri, Fabio de Luigi ha presentato il suo ultimo film “Soap Opera”, una storia nata per il teatro dalla penna di Alessandro Genovesi e poi ben dirottata al cinema per mano dello stesso regista.
Prima di parlare della sinossi, come giudichi questo film da spettatore?
Lo amo molto, davvero, mi piace tutto, trovo splendide anche le musiche. Si sono curate cose che magari nelle commedie non sono sempre al centro del contesto perchè di solito si pensa a raccontare una storia divertente e basta. Qui c’è un certo garbo, gli attori mi sembrano tutti molto in forma e il risultato finale è una commedia anomala, di qualità diversa.
In effetti non a caso il film ha aperto il Festival di Roma, ma veniamo alla storia…
Si racconta un condominio composto di strana umanità dove troviamo una ragazza dalla vita sessuale bizzarra che ama accoppiarsi solo con gente in divisa, due fratelli, uno dei quali è sulla sedia a rotelle per colpa dell’altro e quindi lo tiene sotto scacco morale, un mio amico che a un certo punto ha un momento di crisi sentimentale e crede di essere innamorato di me. Ecco, poi ci sono io che sono stato appena lasciato dalla ragazza, colpa mia, l’ho tradita ma arriva una francese che è la fidanzata di uno che si è appena suicidato. Insomma, una vera soap opera!
Soffermiamoci un attimo sul tuo personaggio…
Interpretandolo ho cercato di pensare a un tipo che vive una situazione di confusione, divertente o almeno sono divertenti quelli che vengono da me a portarmi anche i loro problemi”.
Per la tua interpretazione hai preso come riferimento qualche attore del passato?
Sinceramente no. Ho cercato di seguire una linea tutta mia senza pensare a nessun altro attore del passato ma neanche del presente.
Insieme ai tuoi colleghi avete rispettato rigidamente il copione o c’è stato spazio per qualche improvvisazione?
Io e Genovesi siamo ormai al terzo film insieme e poi anche Abatantuono ha già lavorato con lui quindi ci conosciamo bene. Diciamo che in qualità di attori brillanti, sia noi che Ale e Franz, siamo in qualche modo abituati a proporre pur rimanendo entro certi limiti. In alcune scene ci siamo un pizzico lasciati andare, soprattutto Diego ma sempre sotto la direzione di Alessandro e ovviamente non lasciando nulla al caso.
Tra tanti attori brillanti ci saranno stati sicuramente grandi risate sul set. Ci racconti qualcosa?
Credimi, è stato tutto molto divertente, eravamo una compagnia, fermi a Cinecittà, fissi. Non avevamo altri luoghi dove andare e si girava sempre lì, quindi si era creato una sorta di sodalizio artistico ma anche umano, in un ambiente che era un po’ caserma, un po’ gita scolastica. C’è da dire che con Diego è impossibile non divertirsi perché è un inarrestabile rilancio. Durante la scena dell’interrogatorio c’è stato un continuo scoppiare a ridere da parte del cast.
A proposito di risate sei tornato a Zelig con grande successo…
In realtà non ero mai stato su quel palco se non per promuovere qualche film. Esibirmi di recente a Zelig mi ha fatto molto piacere anche perché avevo chiesto che il tutto avvenisse insieme alla Galappa’s Band con cui fodamentalmente sono cresciuto. Dovevo essere lì per promuovere ‘Soap Opera’ ma poi insieme agli autori, abbiamo pensato di rispolverare qualcosa di storico come Ingegner Cane o Olmo. E’ stata bella l’accoglienza del pubblico, sono momenti che ti fanno pensare meno a quello che dovrai fare e più alle cose che hai fatto, a cui sei affezionato.
Dai, allora sono cose che ti mancano?
Direi di no perché sarebbe un ripetersi ma magari tra un po’ mi torna voglia di rivedere qualche personaggio: in fondo c’è tempo, sono abbastanza maturo ma non decrepito.
Emilio Buttaro