The Legend of Tarzan è un film pieno di messaggi impliciti alla società contemporanea sempre più stremata dalla “strategia della paura” messa in atto dal terrorismo di matrice islamica. E` un film moderno sia per stile, sia per contenuto, nonostante esso s’ispiri a un classico della letteratura occidentale. Tarzan è un eroe tormentato (forse fin troppo) che fa a pugni con le proprie radici istintive, le quali vivono nella parte più antica del cervello dell’essere umano che conserva dentro di sé la propria Storia. Si dice difatti che l’embrione nel diventare feto attraversi ogni fase evolutiva dell’umanità e, dopo la nascita, il bambino compirà altri prodigi mettendosi gradualmente in posizione eretta e cominciando così a riconoscere quelle facoltà che già conserva dentro di sé e che deve soltanto portare alla luce. Tarzan compie un meccanismo inverso crescendo nella giungla proprio come Mowgli, però a differenza di quest’ultimo il personaggio di Edgar Rice Burroughs non viene allevato dai lupi bensì dalle scimmie, acquisendone modi e un po’ anche le fattezze. Gli animali – dice la bella Jane – sono in lui. La scelta di andare indietro nel tempo con brevi flashback, facendoci conoscere i retroscena di una storia ben nota, è azzeccata.
David Yates, regista di The Legend of Tarzan, gira tuttavia un film patinato e di ultima generazione che molto si distacca dai suoi predecessori senza però stravolgere le vicende e lasciandoci comunque una sensazione di leggerezza, quasi di euforia, perché dopotutto alla fine il bene trionfa sul male, così come accade ne Il libro della Giungla. La Natura è qui prima nemica e poi amica, giacché c’è bisogno di sinergia per proteggere il Congo dalle grinfie del capitano belga Leon Rom, interpretato da un magistrale Christoph Walz. Molto convincente è anche Samuel L. Jackson che sembra però uscito da un film di Quentin Tarantino. Armato di pistola, il suo personaggio arriva direttamente dalla guerra civile americana; è l’unico a saper usare bene le armi da fuoco e convince Tarzan a ritornare in Africa. Il nostro eroe (Alexander Skarsgård), seguito e ingentilito dalla moglie Jane (Margot Robbie), ritorna nella Giungla per proteggere la sua terra. Alle sue spalle c’è sempre George Washington Williams (Samuel L. Jackson, appunto). E qui la vena di patriottismo anglosassone è molto marcata.
The Legend of Tarzan, nonostante non sia un film eccellente per il troppo sensazionalismo, è tuttavia un buon prodotto per il messaggio. Solo il ritorno alle origini può salvare l’umanità da un disastro imminente. Nessuna razza è inferiore a un’altra, nonostante l’uomo bianco si affanni da secoli a dimostrare il contrario e nessuna specie è meglio di un’altra. E anche qui – così come avevamo visto nella saga del Signore degli Anelli – tutti cooperano per il bene comune. Un’utopia? Una possibilità? Io ritengo che questa sia l’unica strada percorribile per non far estinguere la nostra specie. Di seguito il trailer di The Legend of Tarzan e alcune immagini del film.